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I Dialoghi della Pace.

2024

Auditorium San Marco, Piazza San Marco, 2, 20121, Milano

Da oltre un anno l’Europa è dilaniata da un nuovo conflitto. Analisti e commentatori non si sono risparmiati ad affermare che la storia sia ricominciata, con il suo tragico bagaglio di calamità. Il conflitto ha sollevato preoccupazioni circa la stabilità delle relazioni tra gli Stati e soprattutto sull’efficacia delle istituzioni internazionali nella gestione delle crisi. Sintomo di ogni grande trasformazione sociopolitica, anche il nostro vocabolario è cambiato, e termini come ‘pericolo’, ‘sicurezza’ e ‘difesa’ hanno sostituito parole come ‘sviluppo’, ‘sostenibilità’ e ‘governance’. Tra gli addetti ai lavori e nella sfera pubblica, si parla apertamente di ritorno della competizione strategica, mentre le relazioni internazionali, per loro natura composte da diverse dimensioni, vengono ridotte a mera logica geopolitica.

Ma la storia non è ricominciata il 24 febbraio del 2022, perché ovviamente non se ne è mai finita. Il conflitto nell’area orientale del Vecchio Continente è solo uno dei molti teatri destabilizzati che delineano una generale crisi dell’ordine internazionale; uno stato di tensione cronicizzata, dove la violenza è grammatica e sintassi dei rapporti tra uomini, e lo è tristemente già da anni. È dentro questo perimetro generale che si colloca la progressiva polarizzazione nei rapporti, sempre più tesi, tra gli Stati dell’area euroatlantica e i cosiddetti Paesi ‘revisionisti’, come la Repubblica Popolare Cinese, la Russia, l’Iran e la Corea del Nord.

Gli Stati dell’Unione, dopo anni di tentennamenti che sono valsi aspre critiche da parte di Washington, si sono decisi a programmare un aumento della spesa militare al 2% del Prodotto Interno Lordo. Abbiamo notizia di tensioni sempre maggiori tra Pechino e Taipei e, proprio in funzione anticinese, in Giappone si dibatte per modificare la costituzione ‘di pace’ emersa dalla sconfitta della Guerra Mondiale che impone a Tokyo la smilitarizzazione.

Questo scenario invita a riflettere sulla necessità di un approccio globale alla risoluzione della guerra, che affronti le cause profonde dei conflitti, promuova interventi a favore della stabilità e ripensi i sistemi di governance delle relazioni globali di un mondo che comunque rimane interconnesso e interdipendente.

 

A questo scopo proponiamo una serie di incontri con grandi personalità del mondo intellettuale italiano che si sono esposti per sensibilizzare il pubblico sul rischio di questo pericoloso piano inclinato che come sonnambuli stiamo percorrendo. Intento di questi dialoghi è proprio quello di riflettere con le categorie della storia, della filosofia, e dell’analisi politologica ed economica sulla condizione dell’attuale sistema internazionale che condiziona il nostro vivere di cittadini.

Programma in via di definizione

 

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Coordinamento scientifico

Mireno Berrettini (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano)

Giulia Bassi (Università degli Studi di Torino)

Se la conoscenza può creare dei problemi, non è tramite l'ignoranza che possiamo risolverli.  ISAAC ASIMOV

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